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Quando

martedì – venerdì 15-19; sabato/domenica 10/19

Dove

Sala Ducale Spazio Aperto

Fondazione Palazzo Ducale Genova


 

ingresso libero

inaugurazione
venerdì 11 settembre, ore 18.30

Le sue foto vivono anche senza riferimenti etnografici, esprimono la forza di una visione senza essere necessariamente un’appendice visuale dei suoni registrati o dei suoi testi…… Lomax ha fatto a suo modo propria la lezione di Walker Evans, di Dorothea Lange, di Margaret Bourke-Wite – di quella corrente della fotografia documentaria che è emersa in un periodo della storia americana” così scrive Martin Scorsese delle fotografie di Alan Lomax il grande etnomusicologo americano di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita e 60 anni dalla sua spedizione in Italia.

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Mostra curata da Goffredo Plastino e Laura Parodi cantante e ricercatrice di musica di tradizione orale, di alcune fotografie che Lomax fece durante il suo viaggio in Italia, tra il 1954 e il 1955,  per fissare su nastro magnetico le musiche straordinarie della tradizione popolare italiana e, per quanto riguarda la Liguria, Ceriana e Baiardo con il canto a bordone e Genovacon il canto a modo Trallalero. Al suo fianco  il collega italiano Diego Carpitella, col quale condivise l’entusiasmo per quella spedizione pionieristica: oltre duemila le registrazioni effettuate dal nord al sud della nostra penisola ma anche fotografie in bianco e nero; di queste alcune sono state pubblicate nel libro “L’anno più felice della mia vita” a lui dedicato da Goffredo Plastino docente di etnomusicologia presso l’università di New Castle in Inghilterra, Presidente della International Association for the Study of Popular Music,  grande conoscitore di Alan Lomax e delle sue ricerche in Italia, nonché curatore della collana di compact disc Italian Treasury: The Alan Lomax Collection, Plastino sarà presente all’inaugurazione della mostra in rappresentanza della Association for Cultural Equity et Hunter College di New York. Sarà presente inoltre il Prof Pierangelo Castagneto americanista presso American University in Bulgaria, che parlerà del contesto storico di quegli anni in cui il nome di Lomax assieme ad altri 150 compariva nel Red Channels un pamphlet redatto per denunciare la presenza di simpatizzanti del comunismo nel mondo musicale statunitense. La motivazione che ai giorni nostri può far sorridere, era il suo non dar valore al denaro, curare poco l’aspetto fisico e interessarsi solo di folk: motivi sufficienti per essere presente nei rapporti dell’FBI.

Lomax che già molto giovane poteva vantare collaborazioni con  alcuni grandi autori come Woody Guthrie e Pete Seeger con cui curò un’antologia di canzoni di protesta,  dopo essere stato inserito nelle blacklist partì alla volta dell’Europa dove riuscì ad arricchire enormemente il suo archivio musicale. Conobbe anche Vittorio De Seta che utilizzò le registrazioni di Lomax per il documentario “Lu tempu de li pisci spata” mentre Pier Paolo Pasolini le utilizzò, senza però citarne il nome, nel Decameron.

Dell’Italia Lomax scrive nel suo diario di viaggio  «La maggior parte degli italiani – non importa chi siano o come vivano – ha una passione per l’estetica – scriveva il ricercatore nel suo diario – Magari hanno soltanto una collina rocciosa e le mani nude per lavorare, ma su quella collina costruiranno una casa o un intero paese le cui linee si armonizzano perfettamente con il contesto. Allo stesso modo una comunità può avere una tradizione limitata soltanto a una o due melodie, ma sa esattamente come debbano essere cantate».

La mostra fa parte di un progetto più ampio dal titolo “Le ragioni del canto” ideato e curato da Laura Parodi, che comprende concerti di musica tradizionale, stages di canto e la creazione di un coro over 50 per dimostrare gli effetti benefici che cantare apporta all’organismo fra cui miglioramento del tono dell’umore, della memoria, del sonno. Il metodo utilizzato sarà quello del grande musicista Kodaly e sarà diretto dal Maestro Gino Tanasini.

“Partirà da questa mostra un’altra importante  iniziativa: la richiesta all’UNESCO per il riconoscimento come bene immateriale dell’Umanità del canto a modo Trallalero e del canto a Bordone. Canti tipicamente maschili di cui Laura Parodi, nel caso del Trallalero è l’unica interprete femminile: ma è suo l’unico libro con i testi di questo canto così come molte iniziative create insieme ai cantori che l’hanno promossa sul campo per le sue doti vocali e la conoscenza profonda di questo mondo”

“Ho voluto profondamente questa mostra e ringrazio la Fondazione Palazzo Ducale per avere accolto la mia richiesta, perché figure come quelle di Lomax sono importantissime: si lasciano muovere dalla passione, non si fermano di fronte alle difficoltà per approfondire la conoscenza di ciò in cui credono e che stanno cercando senza impedire al nuovo di sorprenderli ma anzi accogliendolo e attarverso la conoscenza far sì che realtà diverse si incontrino dando vita così ad un mosaico interessante di storie, di vissuti.”